A volte capita che l'ispirazione ti colga quando meno te lo aspetti, quando non non la stai cercando e la tua mente sta vagando per altri sentieri, ed è quello che è successo a me.
In un periodo abbastanza grigio, ove la monotonia investe parte del mio tempo, sono riuscito a trovare un nuovo incipit da cui è poi scaturito questo articolo.
La tematica in esame, come molte altre precedentemente affrontate, è frutto di un’idea, sorta durante una conversazione sul futuro. In particolare, ciò che ha catturato il mio interesse sono state quattro semplici parole:
“ Sognare non costa nulla.”
Al primo impatto si tratta di una frase molto comune, di cortesia, detta per arricchire momenti che, altrimenti, sarebbero in balia del silenzio. Tuttavia, queste parole hanno risuonato in me e hanno dato vita a un’idea, poi divenuta ragionamento e infine pensiero.
Molte domande si sono accumulate, assieme a talune deduzioni di cui voglio oggi discutere con voi. Ergo, torniamo sulla frase poc’anzi introdotta e chiediamoci:
Davvero sognare non costa nulla?
Per poter rispondere ad un quesito siffatto è doveroso postulare una concezione ampia del termine costo, in modo da poterlo considerare al di fuori della dimensione economica in cui solitamente viene inserito. È altresì necessario porre attenzione al perché dette parole sono proferite: aspirare a qualcosa di diverso, di migliore, rispetto a quanto ci offre il quotidiano.
Premesso ciò, i costi cui mi sto riferendo riguardano, in maniera quasi esclusiva, la dimensione mentale ed emotiva dell’individuo. Infatti, sognare il meglio comporta la genesi, in noi, di un’implicita aspettativa, la quale viene però lacerata quando il nostro sognare è interrotto e siamo trascinati nella dura realtà. Questo implica che le aspettative, nel momento in cui non si realizzano, generano rimorso e il rimorso logora l’animo.
Non voglio sembrare una persona pessimista. Io non ritengo che sognare a occhi aperti, aspirare al meglio sia sbagliato, ho semplicemente dedotto la celata falsità del proverbio prospettato all’inizio e vi ho voluti rendere partecipi di questa mia riflessione.
Per concludere il discorso, però, vi propongo alcune osservazioni che spero possano catturare il vostro interesse e vi portino a commentare il qui presente articolo, anche in antitesi a quanto io ho scritto. In primo luogo, ciò che può ribaltare la situazione e annichilire il rimorso è la volontà: non più sognare il meglio ma perseguire il meglio, agire per avere serenità emotiva, agire per non rassegnarsi.
In secondo luogo, che ne dite di riscrivere il proverbio alla luce di quanto abbiamo finora dedotto? Ecco come sarebbe:
“Sognare costa e voglio il meglio.”
Cari lettori, buon pomeriggio.
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