Buongiorno cari lettori,
l’argomento che tratteremo
oggi è frutto, lo confesso, di un’idea che è apparsa in maniera quasi
istantanea mentre leggevo la biografia di uno dei grandi personaggi dell’epoca
romana: Diocleziano. Un uomo fortemente ancorato alle tradizioni ma dotato di
un marcato pragmatismo. Tuttavia, egli non sarà il soggetto destinatario del
nostro discorso e delle nostre riflessioni. Mentre infatti mi accingevo all'analisi
delle sue gesta, politiche e militari, ho iniziato a interrogarmi e a
riflettere su quanto possa essere fondamentale conoscere la storia, e in
generale il passato, anche a più di un millennio di distanza. Quando molto spesso
ascolto persone dire che il passato è passato o che deve essere dimenticato,
non posso fare a meno di pensare a quanto le loro affermazioni siano errate e
non tengano conto dell’attuale contesto sociale, politico, economico, culturale
e dell’enorme vincolo che lo lega alle vicende passate. Il passato, ciò che è
stato, rappresenta l’osservatorio attraverso cui scorgere importanti insegnamenti
con cui costruire il nostro futuro, ciò che sarà. È dunque indispensabile capire
che non è possibile dimenticare e abbandonare il passato come si fa con un
giocattolo inutilizzato, poiché noi e il nostro modo di pensare siamo i figli,
siamo la progenie di quei tempi che sembrano remoti ma in realtà non lo sono
affatto. Non sono qui per impartirvi delle linee generali su come agire o pensare, assolutamente.
Vi vorrei invitare però a tenere sempre a mente che solo attraverso una
conoscenza del passato possiamo edificare un futuro diverso e forse migliore. Si
tratta di una riflessione che non si applica con esclusivo riferimento agli
eventi storici, ma avvolge anche il nostro quotidiano: se una sera decideste di
uscire e andaste a un ristorante e concludeste la serata insoddisfatti, questa
esperienza, che il giorno dopo sarebbe già parte del passato (data la fugacità
del presente), vi condizionerebbe nelle vostre scelte future e probabilmente
non tornereste al quel ristorante oppure vi tornereste ma comportandovi in modo
diverso. Il passato di cui, in un certo senso, sto tessendo le lodi è dunque
una somma di esperienze da cui poter trarre un progetto utile da realizzare per
il nostro avvenire. Il legame con le proprie radici è importante, un Paese che
non conosce la propria storia, il proprio remoto, può davvero definirsi tale? E
noi possiamo definirci davvero italiani pur non conoscendo la genesi della nostra
terra natia?
Vi lascio con questi
interrogativi e spero di essere riuscito a fare breccia nelle vostre menti. Per
qualsiasi approfondimento potete scrivermi alla mia mail thoughtsroom97@gmail.com.
Buona giornata, a presto!
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